L'infinito

Secondo autografo de L'infinito (Visso, Archivio Comunale)

 

L'infinito

(trascrizione del secondo manoscritto autografo)

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Cosi' tra questa
Infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'e' dolce in questo mare.

 

* * *

 

L'infinito

(tratto da "Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria"
vol. 3 di Mario Pazzaglia - Ed. Zanichelli)

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosi' tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'e' dolce in questo mare.

 

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